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Blockchain, per tutti? Si, forse, ma la rivoluzione è un'altra!


di Michele Silletti (@MicheleSilletti)

Ne parlano tutti, la rete internet è piena di notizie, di titoli, di applicazioni più o meno futuribili nella vita più o meno quotidiana di chiunque. Non ne parlo in A Room, non cercherò di spiegarla per farne capire il meccanismo di funzionamento. L'hanno fatto in tanti, basterebbe una semplice ricerca in rete per trovare definizioni migliori, manifesti, ambiti di utilizzo.

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immagine presa da wallstreetitalia.com

In questo infinitesimo archivio di bit di un blog posizionato su un cloud qualunque, voglio trovare una chiave di lettura da appassionato di studio, di digitalizzazione, di evoluzione. Non mi soffermo, neanche, nel cercare una spiegazione logica, o sociologica, del tentativo di rendere questa tecnologia (?) di massa, interessante per tutti. Sicuramente è, o sarà, di utilizzo comune ma, opinione personale, resterà abbastanza nascosta all'occhio comune; sarà il "motore" di funzionamento di tanti servizi tecnologici ma i suoi ingranaggi resteranno nascosti e inspiegabili alla stragrande maggioranza di noi.  

Questo desiderio di condividere una considerazione "filosofica" nasce dalla partecipazione ad un seminario di qualche giorno fa (Digitaltransformation a misura di persona, presso il "PID - punto impresa digitale della Camera di Commercio di Taranto) nel quale è stato analizzato, in maniera eccellente, il punto di vista della "persona" artefice ma anche vittima delle trasformazioni digitali che la nostra società sta velocemente affrontando.

Non è la capacità tecnologica di digitalizzare ogni processo di produzione, trasformazione, spostamento di qualunque bene o servizio il valore dirompente della blockchain; con una convergenza di intenti "pubblico-privata" questa sarebbe già stata possibile da qualche decennio ormai. Cos'è veramente dirompente nella filosofia (e nella motivazione della nascita) della blockchain? il fatto che, grazie alla ormai illimitata potenza di calcolo dei processori in nostro possesso, la tecnologia si sta appropriando del ruolo di "sovrastruttura sociale" di controllo. La fiducia, grazie alla trasformazione digitale, non è più esclusiva di una "autorità", pubblica o privata che sia, ma viene distribuita e riposta nella società stessa, nella collettività, nella responsabilità del singolo. E' questa la rivoluzione tecnologica più interessante, appunto, dirompente che intravediamo. 

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