di Michele Silletti (@MicheleSilletti)
Quando si parla di open data e digital transformation si ha la
forte sensazione di trattare argomenti molto teorici e di difficile
collocazione in un contesto reale, utile per il comune cittadino. Nella realizzazione
di un servizio, pubblico o privato che sia, e nella relativa comunicazione di
presentazione e diffusione, queste caratteristiche sono essenziali per superare
quella percezione di fenomeni di nicchia, momentanei e poco utili.
Semplicità ed efficacia sono caratteristiche fondamentali
per fare breccia nella nostra società “mordi e fuggi”. Dietro un’interfaccia
grafica di un’app o di un sito web ci saranno finalità, dettagli di
progettazione complessi e frutto di un notevole approfondimento, tematiche
sociali e culturali, ma il risultato, il servizio esposto all’utente deve
essere semplice ed efficace.
Le condizioni per ottenere questi risultati ci sono tutte in
questi due pilastri dell’evoluzione dei servizi: la digital transformation è un processo inarrestabile che si sta
evolvendo dalla iniziale traduzione in digitale di ogni processo a processi nativi
digitali. La differenza non è banale, soprattutto in termini di costi. Fino a
qualche tempo fa (e purtroppo qualche esempio di “traduzione” dall’analogico al
digitale c’è ancora) era questa la concezione di processo digitale. L’esempio
della scansione ottica di un foglio di carta (un procedimento, una mappa,
qualunque cosa) è il modo più immediato per inquadrare quella prima, o
primitiva, costosissima fase della digitalizzazione. E poi ci sono gli open data, il carburante della digital
transformation: dati, informazioni, accessibili e affidabili affinché la
comunità sviluppi forme di utilizzo e riutilizzo sempre più efficaci.
Le definizioni e interpretazioni dei concetti di digital
transformation e open data sono infinite. Vediamo però cosa significa
realizzare un servizio progettato su questi due pilastri, con un esempio:
BA Obras (Opere Pubbliche di Buenos Aires - https://www.buenosaires.gob.ar/baobras)
Una città di quasi 3 milioni di abitanti che ha vissuto e
vive problematiche a tutti note, in un contesto, quello dell’America Latina
estremamente complesso, la cui amministrazione politica sta attuando un
ambizioso processo di evoluzione infrastrutturale. Oggi questa piattaforma,
costruita su codice open source, informa la cittadinanza dei quasi 1000 lavori
pubblici sparsi sul territorio cittadina, su una mappa online e interattiva; l’89% di questi lavori sono già realizzati, impiegando 8973
operai e dettagliando gli investimenti economici necessari.
Semplice no? Ecco, direi di no!
Perché dietro una piattaforma del genere c’è anzitutto un’idea
politica, l’investimento infrastrutturale, e la relativa esigenza di
comunicazione. C’è la trasparenza, c’è l’utilità immediata e diretta per il
singolo cittadino che visualizza le opere che interessano il proprio quartiere,
la propria strada. C’è la distinzione per tipologia di intervento (trasporti,
scuole, strutture sanitarie).
E’, infatti, un servizio costruito sul cittadino, semplice,
intuitivo e interattivo, immediato ed efficace.
Alle spalle di una interfaccia grafica semplice, quindi, c’è
un lavoro complesso. Quantità enormi di dati infrastrutturali che non sono
andati a finire, solo, nei progetti, nelle schede tecniche dei polverosi
archivi municipali, ma digitalizzati e messi a disposizione della comunità,
realizzando conoscenza.
Il cittadino conosce il giorno di avvio dei lavori di
rifacimento del manto stradale antistante la propria abitazione o il proprio
posto di lavoro, gli interventi programmati sull’edificio scolastico dei propri
figli. Ma non solo. Organizza e partecipa a riunioni di co-creazione e
co-design, forum deliberativi (oltre 600 progetti sono stati proposti e votati
dai cittadini nei primi 2 anni di esistenza della piattaforma).
A queste caratteristiche si aggiunge il terzo pilastro che
scaturisce dal codice “open source”, la collaborazione.
Questa iniziativa è oggi condivisa e riutilizzata da tante altre città,
soprattutto dell’America Latina, che nonostante le enormi difficoltà economiche
possono avviare progetti di responsabilizzazione e partecipazione delle
Comunità in modo semplice e poco dispendioso.
Partecipazione, condivisione, miglioramento dell’esperienza anche
grazie al coinvolgimento delle comunità scientifiche e dei professionisti. In
una parola sola, progresso. E' questa la digital innovation alimentata dagli open data.
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