di Michele Silletti (@michelesilletti)
Torno a parlare di numeri, cercando di approfondire un tema già toccato qualche settimana fa con "I numeri sono importanti!"
Viviamo nell'era del bombardamento informativo, piovono notizie da decine di media, su ogni device, ma, non contenti, ne cerchiamo sempre di più. In un caos che rischia di diventare ossessione, cerco di fare un esercizio semplice ma fondamentale. Misurare.

Proviamo a fare qualche esempio? Partiamo da sensazioni, dal "sentito dire", da quelle che si chiamano percezioni:
La fiducia nella ricerca scientifica, nell'innovazione, nella tecnologia è sicuramente in calo: abbiamo paura di questa evoluzione, anche nel campo medico; esempio lampante la diffidenza sul tema "vaccini" e il proliferare dei c.d. movimenti "no-vax": ecco, secondo una recente ricerca dell'Istituto SWG, negli ultimi 20 anni la fiducia nelle scoperte scientifiche e tecnologiche è in continua crescita, mantenendo un trend costante (è passata dal 68% del 1997, al 79% del 2007 fino a giungere all'88% del 2017).
L'accesso a Internet, la possibilità di utilizzare la rete nella vita di tutti i giorni per le più svariate finalità (lavorative, sociali, ludiche), è un fenomeno in continua crescita a livello globale. La nostra percezione è sicuramente questa, ma è parzialmente sbagliata. Una ricerca della Web Foundation di Tim Berners-Lee anticipata da The Guardian e segnalatami dalla sempre attenta Francesca Sanesi, rileva una drammatica riduzione dell'accesso a Internet nel mondo.
I giovani, avendo più facilità e strumenti di accesso alla rete, hanno maggiori opportunità e una maggior conoscenza di quello che possono trovare su Internet. Ecco, secondo un'indagine dell'Istituto Piepoli, invece, le persone nella fascia d'età "over 54" pur essendo più diffidenti sull'attendibilità di Internet (inteso come mezzo di comunicazione) conoscono meglio i servizi on-line disponibili e apprezzano maggiormente i vantaggi "oggettivi" della digitalizzazione (trasformazione di processi analogici in digitale, maggiore accessibilità alle informazioni).
Potrei continuare nell'evidenziare la differenza sistematica tra il percepito e il misurato. Non mi ripeterò nell'affermare l'importanza dei numeri ma cercherei, piuttosto, di sostenere una valutazione fondamentale. A differenza delle misurazioni, le percezioni sono influenzate soggettivamente dal proprio vissuto, dal proprio livello sociale e professionale, dalla propria "cerchia di appartenenza" o, come direbbe qualcuno che analizza i fenomeni social, dalla propria bolla. Sono definiti "bias" e, questa volta, sposo più facilmente l'interpretazione sociologica di "bias cognitivo" che non quella statistica.
E' fondamentale ascoltare tutto e tutti, senza pregiudizi. Ma non tralasciamo neanche quel fondamentale esercizio di misurazione del contesto. Non è sempre facile, ma la massa di informazioni e dati disponibili deve diventare un vocabolario parallelo per la ricerca e l'approfondimento.
Quindi, facciamoci aiutare dai numeri!
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