di Michele Silletti (@MicheleSilletti)
Better Statistics Better Decisions non è, come potrebbe sembrare, un facile slogan promozionale, ma una vera e propria strategia nazionale per l'incremento del beneficio comune derivante dall'utilizzo del patrimonio informativo, adottata dall'ONS - Office for National Statistics - del Regno Unito.
Questa rivoluzione nell'apparato statistico britannico ha portato alla riorganizzazione delle metodologie e tipologie di rilevazioni, fino alla nascita del Data Science Campus e di un vero e proprio Big Data Team.
Peter Fullerton, Vice Direttore per la pianificazione e le risorse dell'ONS, ha raccontato questo progetto su Apolitical (http://apolitical.co): costituzione di un Big Data team, realizzazione del Data Science Campus, lancio di 3 master specialistici e successiva gestione di 12 progetti di ricerca scientifica a breve termine; dopo due anni di vita il team conta ormai 65 persone provenienti dal mondo accademico, produttivo e dal settore pubblico. Un progetto che ha attirato studiosi ed esperti a prescindere dall'aspetto economico (queste figure professionali sul mercato privato avrebbero potuto guadagnare molto di più), ma anche finanziamenti, pubblici e privati.
E' da tener presente che questa rivoluzione non è stata dettata solo dalla trasformazione digitale, dalla facilità di accesso e dalla mole spaventosa di dati disponibili. Del valore potenziale dei dati (e dei big data) ne abbiamo parlato spesso. Ma quello che è accaduto nell'Regno Unito va ben oltre, basta rileggere il nome della strategia nazionale dell'istituto di statistica per metterlo a fuoco.
Quando in una delle nazioni più evolute del mondo si adotta una strategia simile, il sentimento che ci assale è quello di una immediata esigenza di emulazione.
Nel focalizzare più concretamente la "strategia per l'evoluzione del valore del bene comune derivante dal patrimonio informativo nazionale" emerge un enorme studio di analisi e integrazione delle banche dati esistenti, appartenenti a soggetti diversi, inizialmente non collegate tra loro e, spesso, non conosciute reciprocamente, neanche dai soggetti istituzionalmente preposti alla tenuta. Ma soprattutto, esaurita questa fase di conoscenza e standardizzazione del patrimonio informativo, il risultato più importante perseguito è stata la definizione di nuove misure, nuovi indicatori "più veloci".
Ecco che ritorna il tempo ("Semplificare: il valore del tempo") e il valore inestimabile di questa variabile.
Nella misurazione dei fenomeni il tempo è diventata una delle caratteristiche più importanti; non si può prescindere dalla qualità né dall'accuratezza del dato, ma il tempo è diventata la caratteristica evolutiva più importante nella produzione di informazione. Pensiamo all'importanza che ha la tempistica nel monitoraggio degli andamenti dei fenomeni economici, negli obiettivi di sviluppo sostenibile, nel mondo della finanza, della salute o del benessere.
(mi capita costantemente di leggere o ascoltare dagli organi di informazione notizie basate su risultati misurati uno o due anni prima, e a volte anche di più).
Com'è possibile parlare degli effetti e della bontà di una azione politica, di una scelta economica, quando la misurazione oggettiva, scientifica, avverrà con anni di ritardo? C'è il concreto rischio che quella azione politica o quella scelta economica siano giudicate, nell'immediato, su valutazioni più soggettive, su "sentiment" o sulla cosiddetta onda emotiva?
Forse parlando di questi esempi il "valore del dato" acquisisce una percezione ancor più importante.
Su questo aspetto, invece, l'elemento "digital transformation" ha sicuramente un effetto più dirompente. Integrare fonti informative e sistemi di rilevazione con l'attuale "potenza di calcolo" dell'Intelligenza Artificiale è l'unica via possibile per avere informazione qualitativa in tempi praticamente immediati.
Relativamente alla situazione nazionale ne ho scritto qualche mese fa: qualcosa si sta facendo, ma la velocità della "digital transformation" oggi richiederebbe un cambio di passo rivoluzionario, una strategia nazionale basata sul valore del patrimonio informativo, superando le frammentazioni, fisiche e non solo, del dato.
Presto parleremo di esempi e effetti che le rivoluzioni basate sull'informazione e sui dati hanno sulle organizzazioni, più o meno complesse che siano.
Questa rivoluzione nell'apparato statistico britannico ha portato alla riorganizzazione delle metodologie e tipologie di rilevazioni, fino alla nascita del Data Science Campus e di un vero e proprio Big Data Team.
Peter Fullerton, Vice Direttore per la pianificazione e le risorse dell'ONS, ha raccontato questo progetto su Apolitical (http://apolitical.co): costituzione di un Big Data team, realizzazione del Data Science Campus, lancio di 3 master specialistici e successiva gestione di 12 progetti di ricerca scientifica a breve termine; dopo due anni di vita il team conta ormai 65 persone provenienti dal mondo accademico, produttivo e dal settore pubblico. Un progetto che ha attirato studiosi ed esperti a prescindere dall'aspetto economico (queste figure professionali sul mercato privato avrebbero potuto guadagnare molto di più), ma anche finanziamenti, pubblici e privati.
E' da tener presente che questa rivoluzione non è stata dettata solo dalla trasformazione digitale, dalla facilità di accesso e dalla mole spaventosa di dati disponibili. Del valore potenziale dei dati (e dei big data) ne abbiamo parlato spesso. Ma quello che è accaduto nell'Regno Unito va ben oltre, basta rileggere il nome della strategia nazionale dell'istituto di statistica per metterlo a fuoco.
Quando in una delle nazioni più evolute del mondo si adotta una strategia simile, il sentimento che ci assale è quello di una immediata esigenza di emulazione.
![]() |
https://www.ons.gov.uk/ |
Nel focalizzare più concretamente la "strategia per l'evoluzione del valore del bene comune derivante dal patrimonio informativo nazionale" emerge un enorme studio di analisi e integrazione delle banche dati esistenti, appartenenti a soggetti diversi, inizialmente non collegate tra loro e, spesso, non conosciute reciprocamente, neanche dai soggetti istituzionalmente preposti alla tenuta. Ma soprattutto, esaurita questa fase di conoscenza e standardizzazione del patrimonio informativo, il risultato più importante perseguito è stata la definizione di nuove misure, nuovi indicatori "più veloci".
Ecco che ritorna il tempo ("Semplificare: il valore del tempo") e il valore inestimabile di questa variabile.
Nella misurazione dei fenomeni il tempo è diventata una delle caratteristiche più importanti; non si può prescindere dalla qualità né dall'accuratezza del dato, ma il tempo è diventata la caratteristica evolutiva più importante nella produzione di informazione. Pensiamo all'importanza che ha la tempistica nel monitoraggio degli andamenti dei fenomeni economici, negli obiettivi di sviluppo sostenibile, nel mondo della finanza, della salute o del benessere.
(mi capita costantemente di leggere o ascoltare dagli organi di informazione notizie basate su risultati misurati uno o due anni prima, e a volte anche di più).
Com'è possibile parlare degli effetti e della bontà di una azione politica, di una scelta economica, quando la misurazione oggettiva, scientifica, avverrà con anni di ritardo? C'è il concreto rischio che quella azione politica o quella scelta economica siano giudicate, nell'immediato, su valutazioni più soggettive, su "sentiment" o sulla cosiddetta onda emotiva?
Forse parlando di questi esempi il "valore del dato" acquisisce una percezione ancor più importante.
Su questo aspetto, invece, l'elemento "digital transformation" ha sicuramente un effetto più dirompente. Integrare fonti informative e sistemi di rilevazione con l'attuale "potenza di calcolo" dell'Intelligenza Artificiale è l'unica via possibile per avere informazione qualitativa in tempi praticamente immediati.
Relativamente alla situazione nazionale ne ho scritto qualche mese fa: qualcosa si sta facendo, ma la velocità della "digital transformation" oggi richiederebbe un cambio di passo rivoluzionario, una strategia nazionale basata sul valore del patrimonio informativo, superando le frammentazioni, fisiche e non solo, del dato.
Presto parleremo di esempi e effetti che le rivoluzioni basate sull'informazione e sui dati hanno sulle organizzazioni, più o meno complesse che siano.
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